L'aggancio è sempre stato una delle manovre più complicate da imparare per qualunque canoista.
La ragione di ciò deriva dal fatto che questa manovra è stata sempre insegnata per semplicità come un movimento che permette alla canoa di girare sul posto da fermi. Tuttavia questa visione dell'aggancio, che pur sempre gira la barca, è abbastanza inutile e può essere sostituita facilmente da una circolare indietro meglio nota come frenata. L'aggancio "vecchio stile", per intendersi con il cucchiaio rivolto in avanti, è in grado di girare la barca ma non di mantenere la velocità e limitare lo scarrocciamento.
Nel tempo mi sono reso conto che il movimento insegnato poco c'entra con quello che io stesso faccio per dirigere la mia habitat e che mi permette di mantenere la velocità in curva, cambiare direzione e annullare quasi del tutto lo spostamento laterale della barca. Ci sono voluti anni per elaborare una teoria che schematizzasse questo fondamentale per le barche da torrente.
Ovviamente non pretendo di affermare che l'idea che segue sia la migliore e unica possibile spiegazione dell'aggancio, ma sicuramente è un buon punto di partenza, oltretutto già sperimentato con successo su diversi corsisti.
Il punto di partenza dell'aggancio è la tecnica del "timone".
In particolare ci interessa il timone centrale: la pagaia è verticale e la pala è immersa all'altezza del corpo con il cucchiaio parallelo alla canoa.
Questa manovra permette alla canoa che ha iniziato una rotazione in velocità di mantenere tale rotazione impedendo lo scarrocciamento, funzionando come la deriva di una barca a vela.
Questa sarà la posizione di partenza dell'aggancio. La pala deve sempre scorrere nell'acqua e, mantenendo questa posizione (timone centrale), si dovrebbe sentire la pressione dell'acqua sul cucchiaio della pala, quindi il braccio basso deve agire con una forza diretta verso il corpo come indicato dalla freccia in figura.
Il timone centrale permette già una rotaziona passiva della canoa controllando la curva che naturalmente farebbe senza nessun colpo aggiuntivo. L'aggancio permette, oltre che controllare la curva, anche di forzare la rotazione.
Per fare ciò utilizziamo il punto di forza fornito dalla pala che sta scivolando nell'acqua e lavoriamo di addominali fino a che la rotazione non ci abbia soddisfatto. Il rotazione della canoa avviene portando le gambe verso la direzione voluta, mentre le spalle rimarranno orientate nella stessa direzione durante tutto il movimento.
Con l'aggancio si possono effettuare curve di ogni angolazione. Curve più accentuate saranno sicuramente più difficili in quanto è più complicato modificare di molto la direzione del moto. E' però importante notare che la posizione di partenza (timone centrale) rimane sempre la medesima per ogni angolo. Ciò che cambia è quanto la rotazione del busto girerà la canoa.
In questo modo la rotazione è avvenuta mentre la pala stava scivolando nell'acqua e serviva come deriva nella zona centrale della canoa. La pala quindi deve rimanere vicino al corpo del canoista senza mai allontanarsene durante tutto il movimento. Questa condizione permette alla canoa di non scarrocciare, quindi di non dissipare energia, e di rendere la curva più netta e precisa.
Secondo questa idea è un errore pensare di poter chiudere l'aggancio in punta dal momento che la pala in punta non può funzionare come deriva e non impedisce alla coda di scarrocciare.
Ricordo che ogni nuova tecnica è più facile da apprendere se non si hanno già meccanismi automatizzati. Non c'è da meravigliarsi quindi se un principiante imparerà più velocemente un aggancio di questo tipo rispetto a chi lo fa da tempo in un altro modo.